KAFKA A MALAGROTTA

l'infinita storia dell'emergenza rifiuti a Roma

 

A Roma i cittadini vengo trattati alla stregua dei rifiuti: amministrati a macchia di leopardo,di grandissimo valore in fase elettorale, ma poi, abbandonati alle proprie miserie, degni solo di una nuova discarica.

 

La perenne emergenza rifiuti di cui tutti parlano, che sta ammorbando tutti i quartieri della capitale, non è che una condizione costante ormai da anni, quindi di emergenza non si dovrebbe parlare, bensì di incapacità delle amministrazioni, di impossibilità di affrancarsi dai poteri consolidati ma fallaci, di vecchie convenienze negli inciuci truffaldini che mai sono stati sradicati da Roma, dal Lazio e dallo stivale intero, perché, ricordiamolo bene, coi rifiuti si fa una valanga di soldi.  

Per chi non rammentasse i passaggi dell’emergenza rifiuti della capitale, dobbiamo riportare alla memoria che all’ex sindaco Marino va il merito di aver chiuso nel 2013 i cancelli del “panettone” di monnezza della Valle Galeria, la discarica di Malagrotta, merito che poi hanno cercato di arraffarsi in tanti, incensandosi il capo e sostenendo che in realtà Marino ha solo reso operative disposizioni che erano in essere da tempo, caldeggiate sia dal Campidoglio che dalla Regione, ma neanche una parola sul fatto che nessuno aveva pronto un piano B, ossia dove sistemare le quasi 5000 tonnellate di rifiuti che Romani, cittadini del Vaticano e turisti (35 milioni l'anno) producono ogni giorno.    

E dal 30 settembre 2013 ad oggi sono passati 5 anni e mezzo, niente è migliorato: incendi agli impianti di TMB, inchieste, baruffe e monnezza ovunque, gabbiani che convivono coi topi nei cassonetti rigonfi di sacchetti, emergenze sanitarie gridate ai quattro venti, più o meno veritiere, cassonetti incendiati per risolvere alla radice il problema della puzza e ormai la scomparsa della differenziata, tanto che in moltissimi quartieri è possibile conferire solo nei cassonetti dell’indifferenziata.

I rifiuti di Roma sono stati distribuiti nel frattempo un po’ ovunque, negli altri comuni del Lazio principalmente negli impianti di Colleferro, Roccasecca e San Vittore in pole position, ma anche venduti ad altre regioni, persino, sembra, in Giappone. E i cittadini pagano. 

L’ultima chicca? La selezione di sette siti dove poter creare una “nuova discarica per l’emergenza”. Due problemi: quale credibilità dare alla parola emergenza, se dura da anni? Quale credibilità se dietro ci sono gli stessi nomi di chi si è arricchito con i rifiuti e figura sotto inchiesta per traffici e gestioni illecite? Possibile che si riesca a fare la differenziata in città ben più grandi di Roma e nella capitale no? Possibile che non siano riusciti a trovare il modo di lucrare con una gestione dei rifiuti più virtuosa? Mi perdonerete la provocazione, ma ad onor del vero sembra che si debba sperare solo questo, non che si prendano a cuore la salute e il valore della vita dei cittadini, ma che trovino il modo di arricchirsi con mezzi meno dannosi per l’ambiente. 

E come al solito, a prendersi cura dei territori sono i cittadini stessi, costretti a sospendere le proprie vite e a gettarsi a capofitto nella pianificazione di nuove soluzioni, opponendosi all’idiozia della politica, supportati da esperti volontari e da pochi sindaci virtuosi, dei quali alcuni si muovono solo sotto l'effetto NIMBY per esigenze elettorali.  

In questa pagina vogliamo raccontare la storia di una follia, attraverso le voci di chi la sta ancora vivendo, attraverso tutti i documenti che possono avvalorare la giustizia della causa di un territorio piagato da decenni di inquinamento e istituzioni manchevoli, assenti, ignoranti e furfanti.   

Ci perdonerete se talvolta, certi contenuti più tecnici, potranno sembrare noiosi, ma è nostra ferma volontà provare con precisione e dovizia di particolari dove si trova la ragione.

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IL TERRITORIO

La Valle Galeria si estende in un ampio territorio ad ovest di Roma, che dalle porte della città si estende verso il mare, interessando ben due municipi della Capitale, l’XI e il XII.  

Appena entrati in questo territorio, territorio di punta dell’Agro Romano ricco di acqua e vegetazione, si rimane colpiti dalla schizofrenia che lo caratterizza, aree naturalistiche di interesse comunitario (SIC) da un lato e impianti industriali vetusti e fortemente impattanti dall’altra, accanto per giunta a quartieri popolosi.

Qua vengono a nidificare una grandissima quantità di uccelli, addirittura di specie protette (che potete vedere in queste bellissime foto scattate dall'attivista Emanuela D'Antoni), come l’aquila minore, il nibbio, il falco pellegrino, l’airone bianco, la garzetta e molti altri, che spesso però si trovano a cercar rifugio e protezione accanto ad un inceneritore, su un deposito di carburante o a vedersi scavare attorno con delle ruspe come è successo alla povera civetta di Monte Carnevale, che, fortuna sua, è adesso monitorata da cittadini e attivisti.

 

Accanto alla papabile nuova discarica di Roma, quella di Monte Carnevale, sorgono importanti polmoni d’aria del territorio: la riserva statale del Litorale Romano, l’oasi della Lipu di Castel di Guido, l’oasi WWF di Macchia Grande, nonché un’importante area archeologica, ma accanto a questi gioielli che andrebbero tutelati e valorizzati, sorgono la gigantesca discarica di Malagrotta, con i suoi impianti di TMB e di captazione del gas, depositi di gas, la vecchia raffineria di Roma, ora chiusa ma con i depositi funzionanti, una serie di cave e bitumifici, il vecchio inceneritore di rifiuti ospedalieri, adesso spento, un gassificatore, anch'esso spento e infine depuratori. Se da decenni gli abitanti di questo territorio si battono per una riqualificazione e lo stop all’impiantistica, da sempre imprenditori e istituzioni identificano questa terra di mezzo come luogo ideale per strutture inquinanti.

Di seguito potrete avere nel dettaglio, anche dalla voce di due abitanti del territorio e competenti attivisti, le motivazioni per salvare questo territorio.

 

LE PROBLEMATICHE IDROGEOLOGICHE DEL SITO DI MONTE CARNEVALE

La Regione Lazio ha in data 27.12.2019, come noto, autorizzato la realizzazione di una discarica per rifiuti  inerti a Roma, in località Malnome / Monte Carnevale (Malagrotta 2).

Allo stato pende dinanzi alla Regione Lazio un procedimento per l'assoggettabilità a VIA per un lotto da adibire al conferimento di RSU.

Quindi in una discarica per rifiuti inerti che dovrebbe accogliere 46 codici CER di presunti rifiuti inerti, si intende adibire un lotto al conferimento di RSU.

L'area di Malnome/Monte Carnevale, come noto, è stata una cava, del tutto esaurita.

E' noto che le cave sono siti le cui condizioni idrogeologiche possono essere assai vulnerabili, tanto che la UE sconsiglia di collocarvi discariche e paventa procedure di infrazioni comunitarie

A seguito di accesso agli atti ambientale presso l'Ufficio Cave di Roma Capitale, Raggio Verde ha avuto la prova inconfutabile che la falda regionale profonda è stata intercettata ed aperta durante la coltivazione della cava, come appunto evidenzia la relazione del coltivatore della cava nel 2011, con allegata questa foto.

A seguito di ciò, Roma Capitale ha sospeso la convenzione con il coltivatore e chiesto il ripristino ambientale dell'area.

Dalla falda intercettata, che è la falda regionale profonda, pescano i pozzi della zona, adibiti ad uso irriguo e di allevamento.

La relazione del coltivatore della cava del 2011 non è mai stata portata all'attenzione degli enti che hanno partecipato alla conferenza dei servizi relativa  all'autorizzazione della discarica per rifiuti inerti.

Anche la Regione Lazio non era a conoscenza di detta relazione. 

La Regione Lazio ha autorizzato la costruzione dell'invaso, che in base alla delibera di Roma Capitale del 31.12.2019 potrebbe divenire la nuova discarica RSU di Roma, con queste premesse e in assenza di barriera geologica naturale.

La completa assenza di barriera geologica naturale è stata documentata dallo stesso proponente, come evidenziano gli estratti allegati alla presente relazione ed attestata da ARPA Lazio, che però in conferenza dei servizi non è stata informata dell'intercettazione della falda.

A copertura della falda intercettata è stato posto materiale di riporto.

Il materiale di riporto nel quale viene costruito l'invaso della discarica è inidoneo per ospitare una discarica, in quanto  altamente permeabile e lo dice la società proponente, come da allegati.

Il sito è stato sempre inidoneo per essere adibito a discarica in quanto anche in passato ricoperto da ghiaia e sabbia altamente permeabile.

ARPA Lazio ha rilevato e confermato come siano stati insufficienti anche i dati di monitoraggio della falda, necessari a stabilire la sua massima escursione.

In assenza di tali dati, è molto rischioso stabilire la quota del piano di imposta della discarica ed infatti la Regione non ha stabilito tale quota nella determinazione del 27.12.2019.

Con queste premesse, è stata dunque autorizzata la discarica per rifiuti inerti.

Attualmente si deve decidere in merito alla assoggettabilità a VIA del progetto di adibire un lotto della discarica di inerti alla ricezione di RSU, il pocedimento amministrativo è in corso e il termine per la presentazione delle osservazioni e dei pareri di competenza scade il 30 Maggio 2020.

La documentazione allegata in estratto alla presente relazione non è stata più depositata nel nuovo procedimento amministrativo. Lo studio preliminare ambientale non tratta le questioni idrogeologiche.

Associazione Raggio Verde

Non è dunque una follia pensare di insistere, con una nuova discarica, su un territorio che ha già pagato in termini di inquinamento e danni sanitario? Su un territorio che con fatica difende le proprie risorse naturalistiche, le proprie bellezze, le proprie forme di vita?

Il piano legale

LA STRANA STORIA DI MONTE CARNEVALE

PRIMA PARTE

C'era una volta, nel Comune di Roma, un’area di proprietà privata con un bellissimo paesaggio, nelle vicinanze di una riserva naturale vastissima, riconosciuta come Sito di Interesse Comunitario, la riserva di Macchiagrande, in una località conosciuta come Malnome sul ridente crinale di Monte Carnevale (doc. 1).

Il proprietario dell'area, vincolata come paesaggio di valore e Agro Romano, decise di darla in gestione ad una società, la quale chiese e ottenne dal Comune la concessione per trasformarla in una cava di sabbia e ghiaia utilizzati come materiali da costruzione (doc. 2).

Anno dopo anno, il coltivatore della cava estraeva la sabbia e la ghiaia e mandava una relazione al concedente Comune di Roma, comunicando l'andamento degli scavi. Nel 2011, il cavatore mandò una relazione, corredata da foto che ritraevano un grande lago d'acqua, che prima non c'era e che era stato portato alla luce dagli scavi effettuati (doc. 3). Tale lago non era altro che la falda regionale profonda portata alla luce e scavata per trarne tutto il materiale migliore. Il lago venne quindi ricoperto di terreno di riporto e scarti di cava confusi (doc. 4).

Il Comune, indignato, contestò al cavatore di aver scavato troppo e sospese la concessione della cava (doc. 5); poi, forse a causa dell'incantesimo di una strega cattiva, ma in fondo mai si saprà il perché, il Comune sprofondò in un sonno profondo, dal quale sembrò non risvegliarsi più.

Grazie anche alla garanzia finanziaria che ogni coltivatore deve versare per garantire l'adempimento del ripristino ambientale, la cava avrebbe dovuto essere sanata e ripristinata, ma questo non è mai avvenuto e la garanzia finanziaria non venne mai riscossa dal Comune, a causa della letargia indotta dall'incantesimo della presunta strega cattiva.

Ma la natura, che ha un'incredibile capacità di rinascere e rigenerarsi, piano piano si riappropriava dell'area. Sul sito ricominciavano ad intravedersi volpi, lupi, uccelli rari ed iniziavano a cicatrizzarsi le ferite inflitte dagli scavi sconsiderati (doc. 6).

Un giorno, all'improvviso, apparve un impresario che disse: -Sono arrivato io a risolvere il problema del ripristino della cava! Ho una bellissima idea, invece che ripristinare secondo il piano che il cavatore distratto ha omesso di eseguire, propongo di scavare ancora e di riempire tutti i vuoti della cava con tantissimi rifiuti, ma non solo di terre e rocce, ma di tanti altri tipi che per noi e per quelli che ce li portano, saranno inerti!- (doc. 7)

L'impresario portò questo suo bel progetto alla Regione Lazio, che ne rimase molto colpita, tanto che mentre alcuni enti come la Città Metropolitana di Roma Capitale diceva: -Ma signori, qui non c’è la barriera geologica naturale!- e ancora:  -Ma signori, qui non ci sono i dati sulla massima escursione della falda!- (doc. 8), la Regione Lazio, invece, affermava come il progetto avrebbe avuto buone possibilità di essere approvato (doc. 9), tanto che l'impresario tirò fuori il documento della Regione Lazio anche davanti al notaio con il quale acquistò il terreno dal precedente proprietario (doc. 10)!

C'è da dire che la Regione Lazio aveva poteri magici ed una palla di vetro attraverso la quale vedeva il futuro, in quanto effettivamente quasi due anni dopo, venne concessa all'impresario una prima autorizzazione positiva, che si chiama Valutazione di Impatto Ambientale, con la quale la Regione Lazio affermava che il progetto di una discarica lì era proprio quello che ci voleva (doc. 11)!

Dovete sapere che però, lì vicino, vivono delle persone che proprio non si riuscivano a capacitare di quanto stava succedendo e si ponevano tante domande: ma perché il Comune di Roma era caduto per tanto tempo in un sonno profondo e non aveva fatto ripristinare l'area? Ma perché era venuto questo impresario a sostenere che riempire i vuoti della cava con 40 codici CER di rifiuti equivaleva a risanare l'area? Ma perché la Regione Lazio aveva liquidato le obiezioni di Città Metropolitana di Roma Capitale come se nulla fosse?

Queste persone, allora, si riunirono e decisero che proprio dovevano fare qualcosa, anche perché, anni prima, in un luogo vicino e in una circostanza simile, i cittadini non avevano fatto nulla, si erano fidati di impresari, di Regione Lazio e Comune di Roma e, dopo trent’anni, si erano ammalati, alcuni erano morti e l'ambiente ne era rimasto devastato.

Queste persone proprio non volevano che si ripetesse anche per loro la dolorosa esperienza che avevano vissuto i cittadini vicini, quindi si rivolsero a chi in passato aveva dato loro una mano in una questione simile, i tre Cavalieri Verdi per fare avere un giudizio su tutta la questione.  

Nel frattempo l'impresario, in tutta fretta, depositò un altro progetto per farsi dare l'autorizzazione per aprire questa discarica (doc. 12).

E la Regione Lazio, sempre in tutta fretta, in piena estate, raccoglieva pareri che, anche se negativi (doc. 13) o mancanti, venivano trasformati in positivi dalla sua bacchetta magica, e con artifici e colpi di bacchette, il 16.12.2019, la Regione Lazio stabilì che, essendo arrivati tanti pareri positivi, la discarica poteva essere autorizzata (doc. 14).

Ma non è finita qui.

Dovete infatti sapere che la Regione Lazio era stata colpita dal medesimo incantesimo della strega cattiva, sì, da quella misteriosa letargia che aveva colpito il Comune di Roma. Si svegliò dopo addirittura sette anni e si ricordò improvvisamente che la discarica di Colleferro, dove venivano conferiti i rifiuti del Comune di Roma, sarebbe stata chiusa da lì a pochi giorni… eppure la discarica di Colleferro era gestita da una società della Regione Lazio!

Ohibò, cosa fare?

Il Presidente ebbe un'idea geniale: -Risolveremo il problema del conferimento dei rifiuti di Roma, facendo elaborare un documento tecnico in soli cinque giorni! Da questo documento tecnico, il Comune di Roma dovrà scegliere l'impianto da adibire a nuova discarica di Roma!- (doc. 15)

Il Presidente scelse il suo rappresentante per elaborare questo documento tecnico, che solo con la magia avrebbe potuto essere elaborato in cinque giorni, e anche la Città Metropolitana (che aveva avuto qualche dubbio sul sito) e Roma Capitale (che a sua volta aveva manifestato qualche dubbio) scelsero il proprio.

Le tre rappresentanti tecniche scelte dagli enti elaborarono dunque il documento tecnico (doc. 16) e, come per magia, tutti i dubbi che gli enti avevano avuto prima, si sciolsero come neve al sole... tutte e tre si trovarono d'accordo nel dire che l'impianto/sito di Monte Carnevale era l'unico a soddisfare i criteri localizzativi.

Grazie a questa magia, alla fine dell'anno scorso, la Sindaca di Roma scelse… udite, udite… proprio quel sito (doc. 17).     

Pochi giorni prima, la Regione Lazio, che si era sempre occupata dell'intero procedimento, dall'inizio alla fine, autorizzò sul sito una discarica per quei rifiuti che per l'impresario erano inerti.

Dovete inoltre sapere che, pochi giorni prima dell'autorizzazione, l'impresario cedeva ad un altro impresario parte della sua impresa (doc. 18).

Tutto questo avveniva, pensate un po', prima che la Sindaca decidesse che proprio lì dovesse essere aperta la nuova discarica di Roma.

Risulta dunque chiaro che in questa storia agiscono streghe cattive, maghe, stregoni e impresari dai poteri magici e sfere di cristallo. 

Ancora una volta gli abitanti di quel territorio non si capacitavano di quanto stesse succedendo e si ponevano tante domande: ma perché la Regione Lazio ha autorizzato l'apertura di una discarica proprio qui, dove le case sorgono a 200 metri di distanza? Ma perché si autorizza una discarica quando dai documenti risulta chiaro che in questo sito non c‘è barriera geologica naturale? Ma perché si autorizza una discarica quando la falda freatica profonda è esposta e affiorante? Ma perché non è stato preso più tempo per monitorare la falda freatica regionale?

E poi come si fa a cancellare i problemi relativi all'assenza di barriera geologica naturale e di monitoraggio di falda con una bacchetta magica?

Riusciranno i Cavalieri Verdi ad avere la meglio sugli incantesimi di streghe e stregoni?

Certo è che i cittadini continueranno a porsi domande e a combattere senza tregua.

Associazione Raggio Verde

Viale delle Milizie, 1 - 00192 Roma, tel. 0639733855 - fax 0639731845 mail: [email protected]

web: www.associazioneraggioverde.it

 

 

LA QUESTIONE SANITARIA

 

Gli studi epidemiologici nella Valle Galeria non sono molti, assomigliano più ad interventi spot a cui non è mai seguito alcun tipo di intervento programmatico, nè terapeutico nè tanto meno preventivo. Eppure ogni famiglia che vive in questa area soffre per la presenza di malati oncologici in suo seno, e parliamo di tumori tra i più disparati, dalla tiroide alla faringe, dall'intestino alle leucemie, fino a patologie che colpiscono il sistema nervoso centrale, di adulti e bambini.

Purtroppo in questa sede dobbiamo lanciare una freccia sul sistema sanitario locale. In molti territori del nostro Paese, che hanno lamentato nel tempo gravi circostanze sanitarie, i primi a muoversi e ad allertare gli organi competenti sono stati i medici di famiglia, gli unici e i primi che hanno sotto gli occhi la salute del territorio, che vivono a stretto contatto con il diffondersi di malattie dovute a cause ambientali e non, che osservano quotidianamente negli occhi dei propri pazienti il terrore di un futuro incerto e di una minaccia per i propri figli. Gli esempi non sono pochi, pensiamo a Mantova, a Brescia, a Taranto, alla Terra dei fuochi, dove i medici sono scesi in piazza con i propri assistiti chiedendo indagini epidemiologiche, chiedendo sostegno per le famiglie, chiedendo alle autorità di fare anche l'impossibile per fermare quel disastro ambientale che stava (e spesso ancora sta) mietendo vittime su vittime.

Nella Valle Galeria questo tipo di impegno ancora non si è manifestato.

Per meglio comprendere la situazione è esaustivo leggere il report redatto dal Dottor Salvatore Damante, che riassume i pochissimi studi condotti in zona.

Del 2014 è lo studio ERAS Lazio, dove viene presa in considerazione proprio la popolazione circostante alla discarica di Malagrotta e i risultati non sono chiaramente confortanti: "È stata studiata la coorte delle 85.559 persone residenti entro 7 km dalla discarica di Malagrotta nel periodo 1996-2010. Il quadro di mortalità delle persone più esposte è risultato sostanzialmente simile a quello osservato nella popolazione scelta come riferimento. Fanno eccezione le malattie del sistema circolatorio (donne) e dell’apparato respiratorio (uomini) che sono aumentate tra i residenti nell’area più prossima agli impianti. Tra le donne si è osservato un eccesso di tumore della laringe e della mammella nelle zone più prossime. Rispetto a coloro che abitano lontano dagli impianti dell’area, i residenti più prossimi ricorrono più frequentemente alle cure ospedaliere, in particolare per malattie circolatorie, urinarie e dell’apparato digerente."

Altro scandalo è il caso del MAVGA, che sta per Monitoraggio Ambientale della Valle Galeria, ossia un progetto che vedeva coinvolte le diverse istituzioni competenti, con tanto di finanziamento già stanziato (e non parliamo di spiccioli...), in capo alla Città Metropolitana di Roma, sfumato come niente fosse con un tira e molla di anni; ma lascio che a spiegarlo meglio sia ancora l'Associazione Raggio Verde che ha seguito la questione da vicino:

 

LA VERGOGNA DEL MAVGA

Che l'area di Malagrotta sia un'area di Roma fortemente inquinata e con dati epidemiologici, quanto a patologie tumorali, perlomeno allarmanti, è ormai noto all'opinione pubblica, ma forse non è altrettanto noto, quanto la Pubblica Amministrazione sia stata inerte, arrivando a non impiegare risorse pubbliche già stanziate per monitorare e risanare un'area tanto compromessa:

è questa la storia del MAVGA che ci apprestiamo a raccontarvi.

Il 05.12.2007 la Provincia di Roma stanziava un contributo di € 5.000.000 (5 milioni) “da destinare ad interventi a favore dei cittadini residenti nei Municipi adiacenti all'area di Malagrotta, che subiscono disagi ambientali”.

Il 10.04.2008 la Provincia deliberava di destinare € 2.000.000 all'abbattimento della TARI e la somma di € 3.000.000 alla realizzazione di servizi ambientali nell'area di Malagrotta.

Il 26.11.2012, dunque a distanza di 5 anni, veniva concluso tra la Provincia di Roma, la Regione Lazio e Roma Capitale un protocollo d'intesa che comportava l'istituzione di un gruppo di lavoro di cui facevano parte il Direttore della Direzione Regionale Attività Produttive e Rifiuti della Regione Lazio, il Direttore del Dipartimento Servizi di tutela ambientale della Provincia di Roma, il Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, il Direttore UOT del Municipio XVI.

Il Direttore del Dipartimento Servizi Ambientale della Provincia di Roma doveva svolgere le funzioni di coordinamento.

Il gruppo di lavoro doveva dare attuazione: a) al Programma di Monitoraggio Ambientale redatto da ISPRA, ARPA Lazio, CNR, Provincia di Roma e Roma Capitale, b) alla valutazione dei dati ambientali della Valle Galeria in possesso della ASL RM E Servizio Epidemiologico, dell'ENEA e di eventuali altri soggetti pubblici e privati, c) al programma di riqualificazione ambientale. 

L'attuazione del programma prevedeva il monitoraggio di tutte le matrici ambientali, dando priorità alle falde acquifere superficiali e profonde e, con cadenza semestrale, il gruppo di lavoro avrebbe dovuto produrre delle relazioni parziali sugli esiti del lavoro effettuato.

La convenzione doveva avere la durata di due anni, eventualmente prorogabili.

La nostra associazione chiedeva in data 16.02.2015 alla Città metropolitana di Roma di avere accesso alle informazioni ambientali attinenti ai risultati del lavoro di monitoraggio, ma l'accesso veniva rifiutato, in quanto il gruppo di lavoro non aveva ancora prodotto documenti ed atti definitivi ostensibili.

A seguito di impugnazione del rifiuto, il TAR si pronunciava onerando la Provincia di indicare la data nella quale gli atti ed i documenti sarebbero divenuti definitivi e pertanto ostensibili.

La Città metropolitana di Roma Capitale, a questo punto, affermava che il 30.04.2015 (dunque dopo due mesi dalla richiesta di accesso ambientale e a seguito dell'impugnazione del rifiuto da parte di Raggio Verde) era stato convocato un tavolo tecnico con i rappresentanti degli enti interessati dal quale sarebbero emerse delle non meglio precisate problematiche di natura tecnica.

Da notare che il 30.04.2015 il protocollo d'intesa istituente il gruppo di lavoro era già scaduto. La Provincia dunque affermava che il 01.07.2016 avrebbe dovuto essere reso disponibile il rapporto di indagine semestrale, sempre che si fosse pervenuti “alla sottoscrizione del rinnovo del protocollo medesimo”.

A seguito di nuova istanza di accesso ambientale di Raggio Verde, la Città metropolitana di Roma Capitale rispondeva affermando che il rinnovo del protocollo non era avvenuto e che pertanto il monitoraggio non aveva avuto luogo, che nel 2016 non erano state effettuate attività in quanto il bilancio di previsione della Città Metropolitana di Roma Capitale era stato approvato ad anno terminato (19/12/2016) e che il bilancio di previsione del 2017 avrebbe dovuto essere approvato successivamente.

Solo di recente la Città Metropolitana ha riattivato il progetto di monitoraggio, trasformandolo per il momento in una mera raccolta dei dati esistenti che forse in futuro porteranno all'avvio di campagne di monitoraggio e indagini concrete sull'inquinamento esistente nelle varie matrici ambientali che sono state inquinate da decenni di sconsiderato sfruttamento.

Le conclusioni che i cittadini possono trarre, leggendo al di là delle procedure burocratiche, sono le seguenti:

  • il gruppo di lavoro costituito nel 2012, composto dal Direttore della Direzione Regionale Attività Produttive e Rifiuti della Regione Lazio, dal Direttore del Dipartimento Servizi  di tutela ambientale della Provincia di Roma, il Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, dal Direttore UOT del Municipio XVI e coordinato dal Direttore del Dipartimento Servizi Ambientale della Provincia di Roma, non ha attuato, nei due anni di vigenza del Protocollo d'intesa, nulla di quanto si era proposto di fare e, da quanto scrive la Città metropolitana di Roma Capitale, ha atteso la scadenza del protocollo d'intesa, per accorgersi che vi sarebbero state non meglio precisate difficoltà di natura  tecnica;
  • i soldi stanziati non sono stati impiegati, se non in minima parte e dopo oltre 13 anni, ancora nulla di concreto è stato attuato.

Ci chiediamo come faccia la Regione Lazio dunque a valutare l'impatto ambientale di determinati progetti sottoposti da imprenditori (ad esempio l'apertura di nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti se, quando Città Metropolitana, Regione Lazio e Comune di Roma ne avevano la possibilità, con i soldi stanziati e il gruppo di lavoro costituito, non sono stati in grado nemmeno di produrre una relazione semestrale sullo stato delle acque di falda nell'area?!

Chi risarcirà i cittadini della Valle Galeria per questo ennesimo torto e danno subito?!

Raggio Verde adotterà le iniziative più opportune per realizzare i propri scopi sociali e tutelare la martoriata popolazione della Valle Galeria. 

NON E' UNA QUESTIONE NIMBY

Come ripeteva continuamente Sergio Apollonio, padre delle lotte della Valle Galeria, acerrimo nemico di tutti gli inquinatori del territorio, filo diretto tra la Valle e la Comunità Europea, che tante volte ha tirato le orecchie e imposto sanzioni a chi se ne fregava delle norme in materia, le lotte che vengono portate avanti contro le discariche e gli impianti inquinanti non sono condotte qua sotto l'ombrello del NIMBY (Not In My Back Yard - trad. "non nel mio giardino"). Apollonio, che purtroppo non è più fisicamente tra noi, ma sicuramente ancora accanto a noi nell'ispirarci a buoni principi, sottolineava con forza che una discarica non deve sorgere nella Valle Galeria, come in nessun altro luogo della Terra, che gli impianti inquinanti non devono far ammalare i cittadini della Valle Galeria, come nessun cittadino di alcun luogo, perchè oggi, gli strumenti per non inquinare sono a nostra disposizione, i rifiuti vanno prodotti nella minor quantità possibile, trattati nel rispetto dell'ambiente e riutilizzati quanto più possibile.

NO A MALAGROTTA II