Ma accanto a queste uniche e straordinarie bellezze troviamo a Mantova un altro, triste, primato: sito di interesse nazionale (S.I.N.) dal 2002, è uno dei poli industriali più grandi e inquinati d'Italia. E con una feroce criticità socio-sanitaria. Negli anni ‘50, fu Enrico Mattei a voler impiantare proprio nel territorio mantovano uno dei più grandi e imponenti complessi petrolchimici del Paese. La storia di questo sito industriale è gloriosa, ha partecipato a rendere l’Italia leader nel campo della chimica, ha dato lavoro a migliaia di lavoratori. Nel tempo, sono state molte le aziende che si sono avvicendate nel comparto industriale: dalla Edison che divenne Montedison, poi Eni, Syndial (ad oggi Versalis), poi la IES (oggi Mol) e la Belleli. A guardare la mappa di Mantova dall’alto si può notare quanto il comparto industriale sia grande quanto il centro storico, ad osservare la giungla di ciminiere dal ponte di via Brennero, che unisce appunto queste due diverse anime della città, sembra di avere davanti Gotham City (così infatti viene chiamato dai Mantovani il comparto industriale). Quando siamo arrivati a Mantova per le riprese era notte, la nebbia si tagliava col coltello e per respirare quasi servivano le branchie dal tasso di umidità che c’era nell’aria. Eppure, vedere quei palazzi imponenti, quelle torri, materializzarsi davanti a noi dalla nebbia era "meraviglioso", un costante stupore. Al mattino la situazione non era cambiata, se la sera vagavamo in un habitat grigio-bluastro, la mattina seguente navigavamo in un immenso mare bianco, dai ponti che uniscono le diverse zone della città era impossibile vedere l’acqua dei laghi che si formano dallo scorrere del Mincio, e il fumo delle ciminiere si andava a confondere subito con la nebbia, come se il destino di quella città fosse quello di rimanere comunque celata. Il rapporto della città con l’industria è stato, soprattutto negli ultimi anni, ambivalente: davanti alla necessaria richiesta di lavoro, che la fabbrica ha sempre soddisfatto e ci si aspetta che continui a garantire, il bisogno di risanare e riqualificare il territorio è in continua crescita. La crisi economica non ha certo giovato a trovare un equilibrio tra le due cose. Sempre più il fantasma della delocalizzazione si insinua nei sogni dei lavoratori e l’idea di una chiusura del comparto, per un’eventuale bonifica, non è in alcun modo ben vista. Rimane il fatto, come affermano i medici che lavorano nella zona, che la condizione sanitaria è sempre più drammatica, il tasso tumorale è in ascesa e le patologie infantili aumentano sensibilmente. Lo spettro della malattia non riguarda quindi solo i lavoratori che sono quotidianamente a contatto con sostanze tossico-nocive o comunque pericolose (gli operai di questo comparto hanno sempre a che fare con benzene, diossido di zolfo e ossido di azoto, idrocarburi policiclici aromatici, e poi mercurio, cromo, amianto e la lista è ancora lunga), ma riguarda anche tutte le persone che hanno bevuto le acque di falda e respirato un’aria ammorbata dai veleni, quindi, vista la vicinanza delle fabbriche dal centro abitato, tutti gli abitanti della città. È auspicabile e doveroso che i lavori di bonifica, che andranno avanti sicuramente fino al 2018, non subiscano rallentamenti e lungaggini burocratiche, perché dall’accertamento del danno nel 2002 all’inizio dei lavori sono trascorsi ben 12 anni, ogni attimo in più è un ulteriore crimine nei confronti della salute dei cittadini e dell’ambiente.

15 gennaio 2015

Ideazione e regia: Chiara Bellini (https://www.linkedin.com/in/chiarabel...)
Produzione: Francesco Scura (https://www.linkedin.com/in/francesco...)
Fotografia e riprese: Luca Gennari (https://www.linkedin.com/pub/luca-gen...) e Francesco Argenziano (https://www.linkedin.com/pub/francesc...)
Montaggio: Diego Busà (https://www.linkedin.com/pub/diego-bu...)
Aiuto regia: Isabella Cirillo (https://www.linkedin.com/pub/isabella...)
Il logo è di Giovanni Fallacara (https://twitter.com/gagiago).
MORGANA PRODUCTION S.R.L.