Obiettivo

Il “ricercatore” è il protagonista dell’intera storia, i ricercatori, in quanto personaggi che, divenuti loro malgrado sinonimo di figure solitarie, ritirate nei meandri dei loro laboratori, sommersi da strane strumentazioni, impegnati in impenetrabili progetti, sono invece perno della continua innovazione scientifica, traino del benessere di un Paese e soprattutto persone comuni, con le proprie problematicità, le proprie paure e i propri sogni. 

L’obiettivo di questa serie documentaria è proprio quella di far riscoprire al grande pubblico il ruolo sociale del ricercatore, l’utilità del suo lavoro, nel quotidiano e nel futuro; vogliamo far vivere allo spettatore le tante avventure che uno scienziato affronta per portare a termine i propri progetti, le asperità nel realizzare i propri progetti, ma soprattutto l’entusiasmo degli obiettivi raggiunti che diventano conquiste per l’umanità tutta.

I set sono i centri di ricerca, le Università italiane ed estere, perché è fondamentale la collaborazione tra Paesi, ma anche la preziosa nave oceanografica italiana, dalla sua preparazione alla partenza, dai porti italiani in cui viene armata ed equipaggiata fino ai misteriosi paesaggi marini, ricchi di iceberg imponenti, ora nella calma piatta di un mare in bonaccia, ora scossa da gigantesche e furiose onde, fino ad arrivare, dulcis infundo, alle basi antartiche.

Vogliamo dar luce al ricercatore visto non solo come professionista votato al puro rigore scientifico, ma riscoperto nella sua profonda umanità, nella sua vocazione di risolvere i misteri della vita, così da permetterne una migliore a chi come lui abita lo stesso mondo. Le missioni scientifiche in Antartide hanno infatti lo scopo di indagare e sciogliere, ad esempio, gli innumerevoli misteri del cambiamento climatico, accelerato e modificato dallo scellerato comportamento che il genere umano ha tenuto nell’ultimo secolo, e di scoprire meccanismi che possano aiutare l’uomo a rallentare la degenerazione ecologica che ha messo in moto. 

 

La storia

Questa serie vuole seguire la prossima missione in Antartide (presumibilmente, 2021/2022), seguirne i progetti di ricerca dalla loro preparazione alla loro realizzazione, ponendoli in un continuum che trae origine dalle prime spedizioni degli anni ’70, alle più conosciute degli anni ‘80/’90 con le navi Polar Qeen, Italica, OGS Explora, grazie all’utilizzo del prezioso materiale di repertorio della Rai, degli archivi ENEA, del Ministero della Ricerca e del Ministero della Difesa, utilizzando come traghettatori tra un’avventura ed un’altra gli stessi scienziati, protagonisti dei diversi progetti e delle varie fasi di ricerca. 

Ogni anno la Missione Antartica partiva dal nostro Paese con la nave Italica e raggiungeva il continente glaciale per far proseguire le ricerche ai suoi scienziati e per rifornire le basi dove alcuni di essi stazionano per sei mesi l’anno.

Ma negli ultimi anni non tutto è andato liscio. Il primo intoppo è stata la rottamazione della vecchia nave Italica, che dopo 27 anni di onorato servizio è stata abbandonata al suo inevitabile destino. Ma acquistare una nave oceanografica non è cosa di tutti i giorni, sia in termini economici che logistici. Per un anno l’Italia è stata sprovvista del proprio mezzo, finché non è riuscita ad acquistare la Shackleton dalla Gran Bretagna, ribattezzata poi Laura Bassi in onore della scienziata bolognese, e partita per il suo primo viaggio nel 2020 per delle ricerche nel Mare di Ross; ma la missione successiva venne già subito annullata a causa dell’avvento del Covid, rischiare di portare il virus nel continente antartico sarebbe una follia, anche solo per le difficoltà di comunicazione che sussistono.

Così, molti dei nostri ricercatori, e non solo, stanno aspettando di poter partire, di poter portare a termine studi iniziati ormai da anni, ma anche per potersi rigenerare a contatto di una natura incontaminata, quasi totalmente non antropizzata, dove la ricerca di sé e l’introspezione sono reazioni automatiche per chiunque. L’uomo ritrova in sé aspetti sepolti dalla modernità e dal progresso, immergersi in quei paesaggi, vivere i silenzi, abbandonarsi alle tempeste, al vento, alle onde, al freddo, al sole anche di notte, riporta l’individuo ad una dimensione perduta da secoli, ma, a detta di chi l’ha vissuta, riequilibrante.

Ricerca scientifica, ricerca introspettiva e mistero, queste le parole chiave; l’uomo immerso nei misteri del proprio habitat e del proprio essere che affronta le difficoltà di un lavoro enigmatico e imprevedibile, in un momento storico dei più incerti. 

La struttura narrativa porrà un focus d’elezione sul fragile equilibrio che lega le esigenze e le prospettive della specie umana con l’ineluttabile evoluzione della natura: è la natura che “si ribella” al dissennato comportamento umano, come si sente spesso interpretare dai più, o la natura segue semplicemente il proprio corso, ignorando l’operato umano, procedendo per l’unica strada che essa conosce, quella della sua conservazione, a discapito di chiunque si metta sul suo cammino? Può l’uomo, dopo aver valicato ormai il confine dell’utilizzo delle risorse, dello sfruttamento del territorio, dell’inquinamento, che hanno accelerato il cambiamento climatico, trovare una soluzione per rallentare questo processo e permettere alla sua specie la sopravvivenza?

Accanto a questo filo narrativo, ricco di avventura, di scienza, di ricerca, si muovono i personaggi, con i loro sogni, i loro obiettivi, i loro sentimenti, in un secondo fragile equilibrio che è quello dell’uomo con la sua sfida individuale, professionale ed esistenziale allo stesso tempo.

 

La ricerca 

Le spedizioni oceanografiche hanno permesso agli scienziati del programma antartico (italiano, ma anche degli altri Paesi) di "pescare" i segreti del cambiamento climatico dai mari che circondano il continente più meridionale del pianeta. Comprendere il ruolo-chiave svolto dall’Oceano Meridionale nel mutamento del clima su scala globale è cruciale. In particolare, viene studiato il modo in cui il riscaldamento dell'atmosfera, esacerbato dall'uomo, potrebbe alterare la circolazione termoalina globale. Attraverso questo meccanismo ciclico che dura circa un milione di anni, le acque profonde e fredde fluiscono dall’Oceano Meridionale in tutte le profondità oceaniche e, risalendo verso le temperate e tropicali, assorbono il calore in eccesso contribuendo a mantenere la temperatura della Terra costante. Le prove raccolte finora dimostrano che l’aumento della concentrazione di CO2 e il graduale riscaldamento e desalinizzazione dell’Oceano Meridionale rischiano di inceppare o rallentare questo meccanismo di compensazione termica a livello planetario: ossia l’Oceano Meridionale potrebbe perdere la sua capacità di “raffreddare” il nostro pianeta che continuerebbe a surriscaldarsi, rendendo così i cambiamenti climatici ancora più pericolosi per tutti noi.

 

Il contesto

Nel 2018, durante una riunione internazionale a Shangai i ricercatori di altri Paesi hanno confermato questa tendenza negativa rilevata dagli scienziati italiani in oltre 25 anni di ricerca. Il tema è divenuto di forte attualità poiché l’area in cui si svolge la ricerca oceanografica italiana è stata trasformata nel 2017 nell’area marina protetta più grande del mondo, non solo per preservare gli ecosistemi, ma anche per offrire agli scienziati un prezioso laboratorio naturale, unico al mondo, dove studiare i segreti del clima che si celano nelle profonde e gelide acque dell’Oceano Meridionale.  

Insieme ai ricercatori delle basi antartiche, italiane e non solo, e a coloro che portano avanti i propri studi sulle navi oceanografiche seguiremo studi che hanno visto la luce da ben più di trent’anni.