A cosa serve lo studio dei sedimenti nell'ambito del cambiamento climatico?

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L’equipaggio tecnico e scientifico della XXXVIII missione Italiantartide è tutto a bordo, 34 ricercatori, 24 tecnici e 2 giornalisti della nostra Morgana Production.

 

Sono le 11.30 in Italia e le 23.30 in Nuova Zelanda: oggi saremo in diretta con Rai Radio3 Scienza e abbiamo il piacere di incontrare la dottoressa Ester Colizza, sedimentologa del Dipartimento di matematica e geoscienza dell’Università di Trieste, direttrice della sezione di Trieste del Museo dell’Antartide e ricercatrice per l’Istituto di scienze polari del C.N.R.

Con un'esperta delle spedizioni in Antartide

Veterana ed espertissima delle spedizioni in Antartide, ormai alla sua VIII missione sulle navi oceanografiche nel Mare di Ross, ha grandi aspettative per questo viaggio: come sedimentologa il suo progetto di ricerca è proprio quello di raccogliere campioni che verranno al momento catalogati e conservati in speciali frigoriferi che permetteranno il loro trasporto in Italia, qua verranno analizzati per poter ricostruire l’ambiente e il clima del passato.

Da sempre la Terra ha subito delle variazioni climatiche, a causa di forzanti astronomiche, di eruzioni, del movimento tellurico, cause che agivano insieme, mai singolarmente, provocando un eccesso di caldo o di freddo.

Attraverso lo studio dei sedimenti è possibile verificare la reazione naturale che il nostro pianeta ha avuto alle diverse variazioni.

Ester non arriva a studiare i sedimenti attuali, appunto perché troppo recenti, ma insieme a chi studia il ghiaccio e le bolle di gas che vi sono racchiuse, è possibile fare un confronto tra le variazioni del passato e quelle dell’era contemporanea.

Sappiamo che a un aumento dei gas serra, in particolare CO2, metano e protossido di azoto, aumenta la temperatura, che come abbiamo visto ha sempre subito delle variazioni, ma da quando l’azione dell’uomo è stata tanto sconsiderata da influire sul pianeta con un inquinamento massivo, queste variazioni sono diventate molto più frequenti e molto molto più veloci, tanto che il timore è che il naturale adattamento terrestre non abbia il tempo di mitigarle.

I sedimenti del passato

Lo studio dei sedimenti del passato serve proprio a comprendere come la Terra sia riuscita a compensare i diversi scossoni subiti da glaciazioni e surriscaldamenti naturali, così da poter prevedere quale possa essere il suo comportamento davanti allo scenario che tutti oggi ben conosciamo e, possibilmente, trovare soluzioni.

Mi sorge quindi un quesito: quando i cosìddetti “negazionisti climatici” sostengono che non bisogna allarmarci per il surriscaldamento globale, che scossoni di caldo e di freddo la Terra li ha sempre subiti e sempre superati, che oltre tutto i cambiamenti che vediamo in atto adesso non sono causati dall’azione dell’uomo, ebbene, credo che la spiegazione che ci ha dato Ester sia illuminante: la Terra muta sempre, trovando strategie per far fronte a variazioni lente o repentine, ma mai come nell’ultimo secolo l’uomo è stato motore di cambiamenti estremamente veloci, forse la Terra troverà nuovi strumenti, ma l’uomo sarà in grado di adattarsi ad un nuovo habitat?

Come ricordava sempre Giorgio Nebbia la Terra non si deve preoccupare, lei trova sempre il modo di andare avanti, è l’uomo che si deve preoccupare se non vuol fare la fine dei dinosauri.

Ricercatrici e ricercatori

Ester Colizza è una delle 5 ricercatrici a bordo, 5 donne su 34 scienziati, viene subito spontaneo pensare che alle donne sia precluso un percorso professionale del genere, ma Ester ci spiega che in ambito scientifico c’è quasi una spartizione “tematica”: le tematiche oceanografiche e geologiche sono quasi sempre partecipate maggiormente da uomini, mentre le tematiche biologiche da donne, questo è quindi lo scenario che negli anni ha sempre incontrato; il problema nella ricerca scientifica, o quanto meno in questo ambito, non è quindi un problema di genere, piuttosto un problema di attenzione, di eco mancata, cercheremo, per quanto è nelle nostre forze, di dare quanta voce possibile ai diversi e preziosi progetti di ricerca che verranno portati avanti in questo mese di navigazione in Antartide.

 

Chiara Bellini '23

 

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