Il circo postribolare

fininvest francesco scura informazione mediaset silvio berlusconi televisione Jun 17, 2023
Morgana Production
Il circo postribolare
3:50
 

C'è dell'ironia che non fa ridere, proprio come le barzellette che raccontava, nel circo celebrativo che è partito al momento della dipartita terrena di Silvio Berlusconi.

 

Tutta la trasversale indignazione per l'assenza di indignazione (di tutti quelli che celebrano l'ex di questo e di quello) rientra a pieno titolo nel circo postribolare di cui lo stesso Berlusconi si è sempre alimentato, cioè la solita ottusa e sterile dicotomia tra barricate pseudo–calcistiche o pseudo–politiche, quando invece l'interesse è sempre stato sfacciatamente (e quindi onestamente, se solo il termine non suonasse esilarante) economico e di potere.

La politica di plastica

Verso la fine del 1993, Berlusconi sembra sdoganare l’appartenenza a destra, quando, poco prima delle elezioni a Roma, afferma che tra Francesco Rutelli e Gianfranco Fini avrebbe votato per quest’ultimo: ma è uno sdoganamento di plastica, avvenuto non a caso durante l’inaugurazione di un ipermercato, luogo ideale di tutta la sua impalcatura politica e televisiva di plastica.

Effimera, ma impossibile da smaltire.

Berlusconi, e tutto il miserabile strascico di raccoglitori di briciole, ha esemplificato al meglio la miseria culturale e sociale di un sistema strutturale pericolante, poi fatiscente, infine dismesso: non facendo altro che (s)cavalcare un Paese profondamente ignorante esattamente come si scavalca la merda dei cani sul marciapiede.

No, non hanno fatto anche cose buone

Oggi, come da trent'anni a questa parte, si sente l'eco delle stesse favole post-fasciste, delle storielle (a uso degli incolti e degli analfabeti di ritorno) per cui Mussolini ha fatto anche cose buone, e quindi anche Berlusconi ha fatto cose buone, per esempio lo statista internazionale, l'imprenditore di successo, l'allenatore di calcio o qualunque altra cosa si potesse comprare da (e per) un popolo affamato del suo nulla televisivo e informativo.

Parlare di imprenditoria di successo tout court, ma senza regole e filtri, azzera qualsiasi possibilità di confronto sostanziale: qualunque affermazione velleitaria, offensivamente velleitaria di Berlusconi è sempre stata ritenuta corretta perché chi la proferiva possedeva un’azienda che dava lavoro a decine di migliaia di (brave) persone e intratteneva milioni di altre (brave) persone, come se poi sia mai esistito un nesso logico e funzionale tra questi elementi.

E allora perché non la pornografia, la droga e forse anche la pedofilia con pari dignità, diritto di parola e celebrazioni di Stato?

Danno lavoro a centinaia di migliaia di persone e sull’intrattenimento collettivo non c’è competitor in grado di reggere il confronto sul mercato.

Un Paese sepolto

Berlusconi non solo non ha fatto nulla di buono, ma ha scavato un solco irreversibile nelle potenzialità di sviluppo individuale e sociale di questo Paese: ha reso "very bello" (perché anche dall’altra parte non si scherza) essere cialtroni, ignoranti, grossolani, beceri, portando la comicità a pernacchia, l’identità femminile a etica del troione, l’informazione a trailer del gossip.

Ha costruito, da autentico palazzinaro dell’edilizia di plastica, un circo di personaggi scritti da Collodi e rappresentati da Fellini, ma tutto poi frullato per i minus habens del produci–consuma–crepa.

Ma c’è qualcosa che Berlusconi non è riuscito a corrompere (moralmente, diciamo) e inquinare: non la carica istituzionale di presidente della Repubblica e, soprattutto, non il coraggio intellettuale di chi oggi teme il presente più del passato appena trascorso.

Ma questa, anche se sicuramente peggiore, è una storia ancora da scrivere.

 

Francesco Scura '23

 

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