L'oligopolio del petrolio

ambiente clima federica cappelli francesco scura giovanni carnazza petrolio Oct 07, 2023
Morgana Production
L'oligopolio del petrolio
4:40
 

Misurare la nostra dipendenza dal petrolio è essenziale per iniziare a ridurla: un innovativo indice multi-dimensionale offre una panoramica sulla dipendenza e sulla vulnerabilità dei Paesi europei rispetto al petrolio.

 

On line, sulla testata La Voce, Federica Cappelli, ricercatrice in economia dell'ambiente, e Giovanni Carnazza, ricercatore in scienze delle finanze, hanno rappresentato il costo, o almeno uno dei principali oneri, della transizione ecologica nel suo complesso, a partire dalla dipendenza multi-dimensionale dei singoli Paesi dai combustibili fossili attraverso l'indice M.O.D.I. - Multi-dimensional Oil Dependency Index.

Questo indice mette in luce le molteplici ripercussioni socio-economiche negative e serve anche come strumento di monitoraggio per i ritardi nella conversione energetica.

Dipendenza cronica

La vulnerabilità è uno dei cardini su cui si costruisce l'elaborazione e, nell'articolo "Misurare la dipendenza dal petrolio è il primo passo per superarla" viene definita così: "In generale, la vulnerabilità può essere definita come l'incapacità di un sistema di far fronte a determinati eventi negativi, altri estendono la definizione, interpretando la vulnerabilità come il grado di esposizione di un sistema a vicende avverse con il rischio di conseguenze economiche, sociali, ambientali e di governance, ma, in termini energetici, ciò si traduce nell'incapacità dei Paesi importatori (e consumatori) di petrolio di gestire cambiamenti inattesi nella fornitura e nel prezzo con conseguenti effetti economici e sociali sfavorevoli".

L'analisi dell'indice ha evidenziato come l'Europa sia ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, nonostante alcuni progressi nella transizione energetica: questa dipendenza non solo mette a rischio la sicurezza energetica, ma impedisce anche ai Paesi di raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dall'Unione europea.

È necessario che gli Stati membri intensifichino gli sforzi per ridurre la dipendenza dal petrolio e accelerare la transizione verso fonti energetiche pulite per garantire un futuro sostenibile.

Mancanza di prevenzione

La crisi in Ucraina ha portato nuovamente in primo piano la questione della sicurezza energetica, focalizzandosi sulla costante disponibilità di risorse e sulla stabilità dei prezzi.

I risultati dell'indice confermano che la dipendenza dall'energia derivata dal petrolio è un problema che coinvolge diversi settori e dimensioni, dalla sicurezza energetica alla stabilità economica e ambientale.

È altresì evidente che i Paesi europei devono agire con urgenza per ridurre la loro vulnerabilità e aumentare la flessibilità del sistema energetico: solo attraverso una transizione energetica determinata e coordinata sarà possibile superare la dipendenza dal petrolio e garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni.

Vent'anni di dati e un futuro incerto

Sebbene l'energia da fonti rinnovabili abbia registrato un incremento notevole tra il 1999 e il 2019 (+9,7%), l'Unione europea continua a dipendere in larga misura dai combustibili fossili: nel 2019, infatti, il 70% dell'energia disponibile proveniva da queste fonti, con una diminuzione di appena il 10% in vent'anni.

Il petrolio si conferma come la principale risorsa utilizzata per soddisfare la domanda interna, coprendo il 36,7% (sempre nel 2019).

È fondamentale comunque non generalizzare, dato che la transizione verso fonti energetiche pulite varia considerevolmente tra i Paesi membri: mentre nazioni come Estonia, Svezia e Finlandia stanno avanzando con decisione, molti altri Paesi europei si affidano ancora pesantemente ai combustibili fossili, e ciò avviene con una variabilità notevole.

L'Italia, pur avendo incrementato l'uso di energie rinnovabili, presenta una dipendenza dai combustibili fossili del 78,5%, un dato che supera la media europea, al 71,1%.

E, inesorabilmente, le conseguenze più gravi di questi dati ricadono sulle fasce più sensibili della popolazione, in Italia come negli altri Paesi, in termini generalmente socio-sanitari, di crescita economica e di emancipazione culturale.

 

Francesco Scura '23

 

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