Syndicat

confindustria francesco scura lavoro sindacato Apr 07, 2023
Sindacato

Pochi giorni fa è uscita la notizia di una sentenza che ha fatto notizia: un giudice del lavoro ha ritenuto incostituzionale una retribuzione oraria di 3,96 euro, retribuzione che rispettava (lo sappiamo, sembra una presa in giro, e in effetti lo è) il contratto collettivo nazionale di categoria sottoscritto dalle due principali associazioni sindacali italiane.

 

In attesa di una pubblica smentita da parte degli infaticabili rappresentanti dei lavoratori (che non è ancora arrivata solo perché si sono incastrati i tasti della macchina da scrivere), riesumiamo e trascriviamo un testo apocrifo emerso casualmente dal nostro archivio analogico e che dovrebbe risalire alla fine del secolo scorso.

Ma intanto aspettiamo.

Aspettiamo ancora, fiduciosi.

Aspettiamo instancabili, proprio come i rappresentanti dei lavoratori.

Aspettiamo sempre, ma nel dubbio intanto trascriviamo.

Apocrifia

Il dottor K., quando ancora aveva un cognome, era un uomo profondamente soddisfatto di sé, con sane pulsioni di odio e di aggressività sociale.

A capo della multinazionale a capo del settore delle multinazionali, tutta la sua vita ruotava intorno al lavoro e alla splendida gatta Cindy che viveva stabilmente nel suo ufficio di Parco della Vittoria.

Ma il dramma era dietro l’angolo, colpevolmente lasciata sola nell’ambiente di lavoro senza casco di protezione e imbracatura di sicurezza, Cindy morì ancora giovanissima in circostanze drammatiche e mai del tutto chiarite.
Si vociferò per anni un coinvolgimento laterale delle maggiori sigle sindacali, ma non si arrivò mai a un vero pubblico processo.

Ma, almeno, il suo sacrificio non fu del tutto vano: il dottor K., pur travolto dal dolore, non si perse d’animo e istituì Syndicat, l’associazione di categoria dei multi-dirigenti-multi-nazionali.

L’organizzazione, già durante la serata di inaugurazione all’ultimo piano dell’ultimo grattacielo dell’ultimo quartiere nel mezzo dello svincolo della tangenziale, fu funestata da tanti incidenti quanti erano i dirigenti invitati alla festa: olive fuori dai cocktail, aperitivi sui vestiti, calze smagliate, abbinamenti di colori non approvati dalla governance, utilizzo eccessivo di congiuntivi non autorizzati e tante altre afflizioni tipiche della società contemporanea.

Ma Syndicat reagì fermamente.
Memore della determinazione di Cindy nel miagolare di fronte ai suoi croccantini ultra-luxury-élite, fu diramato un comunicato dai toni durissimi: non si sarebbero tollerati altri incidenti ai danni della classe dirigente nazionale.

Contestualmente, l’I.N.A.I.L. fu sommerso di richieste di indennizzo, orchestrando allo stesso tempo una poderosa campagna di sostegno per amplificare i patemi sociali di cui Syndacat stava iniziando a farsi carico.

Emergevano vigorosamente le contraddizioni rimaste sopite fino a quel momento: era inconcepibile che il danneggiamento irreparabile di un vestito di John Smith, fratello neanche tanto segreto dello stilista Paul, fosse valutato meno della morte di un operaio, sicuramente sporco e con una fetta di mortadella come unica componente comunitaria riconoscibile.

L’organizzazione ebbe un successo travolgente, in pochi mesi tutte le richieste avanzate da Syndicat furono prese in considerazione e varate a furor di dirigenti.

Alla luce del successo planetario, fu istituita una forma di sbarramento al 4%, derivata dalla legge elettorale, ma applicata sul serio: Syndicat rifiutava di far associare dirigenti che percepissero meno del 4% del prodotto interno lordo nazionale.

Le conseguenze, anche le più drammatiche, non tardarono però ad emergere: Confindustria si riconvertì in un cartello di settore, riportando alle antiche glorie la radice anglosassone - Con - del proprio nome.

Ma alla fine, successo dopo successo, anche il dottor K. morì.
I funerali ebbero luogo in forma strettamente sontuosa, e più di un giornalista raccontò che un simile oceano di folla plaudente non si vedeva dalla storica finale di pallacorda del 1319.

Nel frattempo, Cindy, non più calda come un tempo, contemplava il nulla dai bulbi oculari svuotati dal tempo.
Il corpo immobile, stirato, era solo in attesa di altro tempo che completasse l’opera.

Ma un fremito inconsapevole ad un certo punto la scosse.


Non se poteva accorgere, ma un volgare gatto operaio, sicuramente dell’est, si era appena accoccolato sul sacrario con una ancor più volgare fetta di mortadella tra i denti.

 

Francesco Scura '23

 

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